lunedì 20 febbraio 2012

Gameplay vs. Story

La meccanica di gioco e gli aspetti narrativi sono come la musica e i versi di una canzone. Una canzone senza musica non è una canzone. Così, senza meccanica di gioco non abbiamo, appunto, un gioco. Le parole possono essere goffamente infilate in un motivetto, proprio come una linea narrativa può essere malamente abbinata a un videogame. Stabilito il parallelo, Kirk Hamilton completa la riflessione, in questo interessante articolo su kotaku.com, che vi consiglio caldamente.

Il tema vi appassiona (come appassiona me)? Completate il giro di otto volante sul sempre ottimo gamasutra.

mercoledì 15 febbraio 2012

I nuovi confini dei videogiochi

Articolo estremamente interessante, che merita la lettura da cima a fondo. Non è che mi capita spesso di linkare corriere.it

[...] Le strutture della finzione narrativa, per esempio, non funzionano affatto nei videogiochi, e se vogliamo giudicare i videogiochi con quel parametro, l’insoddisfazione è assicurata. Le architetture cinematografiche, dal canto loro, hanno un impatto più marcato, ma nemmeno queste sono realmente paragonabili all’effetto prodotto dal videogioco [...]

Confesso anche che ignoravo chi fosse Tom Bissel - autore dell'articolo originale. Ora lo so e noto anche una certa consonanza di gusti.

martedì 14 febbraio 2012

Romanzo

E insomma, mi sono buttato. Ci sto provando, per la prima volta seriamente, a scrivere un romanzo. Fantasy.
Tra lavoro e famiglia non mi resta molto tempo, cerco di dedicargli un'ora e mezza la mattina presto, tutte le mattine, e magari un'ora o due di rilettura nei week end.
Sono abbatanza soddisfatto della scrittura, anche se ogni pagina è un parto. Non riesco mai a dedicargli abbastanza tempo per scivolare in quella sorta di trance che permette di scrivere velocemente - quello di stato di grazia in cui i pensieri e le idee arrivano più veloci della scrittura. Per ora funziona più al contrario: è la scrittura che tira fuori le idee, con fatica.

Non sono stato ispirato da un'idea particolarmente forte. E' tutto molto "classico" a dirla tutta. Poco più di un esercizio ben fatto.
La verità è che ero stufo. Stufo di aver bisogno degli altri per creare qualcosa. Stufo di cercare uno sviluppatore per questo, un grafico per quello, un socio per quest'altro. Stufo di appellarmi, blandire, compromettere.
Ecco, per scrivere un romanzo basto a me stesso. Posso creare il mio mondo, i miei personaggi e le mie trame. Posso anche dare spazio alla mia visione dell'universo, buttare giù il mio manifesto dei valori, se mi va.

Non so se lo finirò mai, non ho idea se sarà mai degno di pubblicazione. Magari mi butto sull'auto pubblicazione digitale, chi lo sa. L'altro giorno sono passato in Feltrinelli, e la sezione fantasy era così piena di roba, che potrei abbandonare l'idea della carta già da subito.

Ad ogni modo, essendo andati a culo la maggior parte dei bei progetti che avevo, vediamo se ridimensionando al minimo le ambizioni creative (e il coinvolgimento di terze parti) riuscirò a portare qualcosa a compimento. Mentre lo scrivo, già mi viene paura. Ma insomma, morire così, senza gloria, che spreco sarebbe.