A tutt'oggi è ancora il metodo più perseguito dai colossi dell'intrattenimento, ma l'affanno è evidente.
Non stupisce che le grandi multinazionali del divertimento inseguano questo modello: è controllabile, ha una alta barriera all'ingresso (solo loro se lo possono permettere), è relativamente semplice e ogni membro della gigantesca organizzazione ha un suo ruolo chiaramente definito e piuttosto specializzato all'interno della filiera.
Non ci vuole un guru per constatare che i tempi sono cambiati.
Non dico che non funzioni più. Dico che è un modello che sta sfumando. Costa sempre di più e il successo è sempre meno garantito rispetto a un tempo. E' naturale che cambi, si trasformi e si contamini con qualcosa di nuovo.
Quello che sta inevitabilmente emergendo è un modello diverso. Un modello intrinsecamente cross mediale.
Siccome siamo ancora in mezzo al guado, il cambio di pardigma non è del tutto evidente: a guidare le danze sono ancora le grandi major (possono permettersi ottimi creativi e molta visibilità) e la continutà tra le esperienze (cinema, tv, internet, publishing, videogioco) non è ancora omogenena e ben calibrata: c'è ancora un media che guida (cinema o tv) e gli altri orbitano attorno.
Tuttavia, ogni volta che viene creata un'epica intrinsecamente adatta ad essere esplorata in modo equanime sui vari media, ecco che si accende qualcosa: il mondo narrativo diventa degli utenti e ogni media, compresi i giocattoli, diventano una porta d'accesso per esplorare e appropriarsi di quel mondo.
L'indutstry dei media ha ancora bisogno di cantastorie e di eroi. Ma avrà sempre più bisogno di creatori di mondi, a proprio agio con gli sturmenti creativi di media diversi e che pensino a IP intrinsecamente adatte ad accettare ed incorporare il contributo creativo dei fans.
Non stupisce che le grandi multinazionali del divertimento inseguano questo modello: è controllabile, ha una alta barriera all'ingresso (solo loro se lo possono permettere), è relativamente semplice e ogni membro della gigantesca organizzazione ha un suo ruolo chiaramente definito e piuttosto specializzato all'interno della filiera.
Non ci vuole un guru per constatare che i tempi sono cambiati.
Non dico che non funzioni più. Dico che è un modello che sta sfumando. Costa sempre di più e il successo è sempre meno garantito rispetto a un tempo. E' naturale che cambi, si trasformi e si contamini con qualcosa di nuovo.
Quello che sta inevitabilmente emergendo è un modello diverso. Un modello intrinsecamente cross mediale.
Siccome siamo ancora in mezzo al guado, il cambio di pardigma non è del tutto evidente: a guidare le danze sono ancora le grandi major (possono permettersi ottimi creativi e molta visibilità) e la continutà tra le esperienze (cinema, tv, internet, publishing, videogioco) non è ancora omogenena e ben calibrata: c'è ancora un media che guida (cinema o tv) e gli altri orbitano attorno.
Tuttavia, ogni volta che viene creata un'epica intrinsecamente adatta ad essere esplorata in modo equanime sui vari media, ecco che si accende qualcosa: il mondo narrativo diventa degli utenti e ogni media, compresi i giocattoli, diventano una porta d'accesso per esplorare e appropriarsi di quel mondo.
L'indutstry dei media ha ancora bisogno di cantastorie e di eroi. Ma avrà sempre più bisogno di creatori di mondi, a proprio agio con gli sturmenti creativi di media diversi e che pensino a IP intrinsecamente adatte ad accettare ed incorporare il contributo creativo dei fans.
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