martedì 14 febbraio 2012

Romanzo

E insomma, mi sono buttato. Ci sto provando, per la prima volta seriamente, a scrivere un romanzo. Fantasy.
Tra lavoro e famiglia non mi resta molto tempo, cerco di dedicargli un'ora e mezza la mattina presto, tutte le mattine, e magari un'ora o due di rilettura nei week end.
Sono abbatanza soddisfatto della scrittura, anche se ogni pagina è un parto. Non riesco mai a dedicargli abbastanza tempo per scivolare in quella sorta di trance che permette di scrivere velocemente - quello di stato di grazia in cui i pensieri e le idee arrivano più veloci della scrittura. Per ora funziona più al contrario: è la scrittura che tira fuori le idee, con fatica.

Non sono stato ispirato da un'idea particolarmente forte. E' tutto molto "classico" a dirla tutta. Poco più di un esercizio ben fatto.
La verità è che ero stufo. Stufo di aver bisogno degli altri per creare qualcosa. Stufo di cercare uno sviluppatore per questo, un grafico per quello, un socio per quest'altro. Stufo di appellarmi, blandire, compromettere.
Ecco, per scrivere un romanzo basto a me stesso. Posso creare il mio mondo, i miei personaggi e le mie trame. Posso anche dare spazio alla mia visione dell'universo, buttare giù il mio manifesto dei valori, se mi va.

Non so se lo finirò mai, non ho idea se sarà mai degno di pubblicazione. Magari mi butto sull'auto pubblicazione digitale, chi lo sa. L'altro giorno sono passato in Feltrinelli, e la sezione fantasy era così piena di roba, che potrei abbandonare l'idea della carta già da subito.

Ad ogni modo, essendo andati a culo la maggior parte dei bei progetti che avevo, vediamo se ridimensionando al minimo le ambizioni creative (e il coinvolgimento di terze parti) riuscirò a portare qualcosa a compimento. Mentre lo scrivo, già mi viene paura. Ma insomma, morire così, senza gloria, che spreco sarebbe.

11 commenti:

  1. ho aggiunto da poco il tuo blog agli RSS, ma ti faccio gli auguri per il tuo romanzo,essere creativi a tempo libero non è facile, perciò auguri! :)

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  2. Non aver paura di buttarti... :-D L'unico consiglio che ti dò è: "Sii te stesso e non omologarti a quello che vedi in giro"... Buona Fortuna e un forte In Bocca al Lupo. :-D

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  3. Grazie dell'incoraggiamento e degli auguri. @Ale: il rischio al limite è che sia un po' troppo me stesso ;-)

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  4. Hai tutta la mia simpatia: condivido in toto le motivazioni che ti hanno spinto a questo (insano :) gesto. Gesto che ho personalmente intrapreso, fin'ora, nel corso della mia esistenza, per un totale di tre (3) volte, ricominciando ogni volta daccapo.
    Soltanto un'aggiunta: a differenza tua io mi sono messo a scrivere anche perche' ho alcune mie personali idee per un bel romanzo fantasy (credo anche piuttosto originali :), che non ho mai ritrovato nei vari romanzi e ambientazioni/avventure che mi e' capitato fin'ora di leggere e giocare (beh, con la possibile parziale eccezione delle "Cronache del Ghiaccio e del Fuoco" di Martin).
    Per questo motivo il fatto che la "sezione fantasy" delle librerie sia sempre piu' trabordante di nuovi e vecchi scritti non e' per me un problema: io scrivo per me stesso, in qualche modo per "completarmi"... se poi quello che scrivo piace anche ad altri ben venga, ma non e' il mio scopo principale.
    Da quello che scrivi tu nel posto il tuo punto di vista dovrebbe essere piu' o meno lo stesso, o no?

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    1. Hai ragione Surling, si scrive soprattutto per se stessi... Mi sto molto divertendo a farlo, anche se devo ammettere che al momento non c'è nulla di troppo originale in quello che viene fuori, a parte qualche ideuzza minore qui e là. Ma spero di essere sorpreso io stesso dalla storia che prende forma (un po' per conto suo, devo dire). Per curiosità: quando scrivi ti succede lo stesso?

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  5. Direi di si e credo sia una cosa comune: una volta che cominci a buttare giu' qualcosa gli intrecci e la trama sembrano quasi animarsi da soli, creando autonomamente connessioni piu' o meno forti. Questo pero', almeno per la mia esperienza, non e' necessariamente un bene: le prime 2 volte sono rimasto "incastrato" proprio dall'eccessiva complicatezza della mia trama (io l'ho battezzata trama "spaghetti monster" perche' era diventata cosi' inestricabile che non riuscivo piu' a "controllarla") e quindi mi sono risolto a ricominciare daccapo.
    Il mio ultimo approccio e' quindi diventato un po' piu' "strutturato": PRIMA buttare giu' le idee di base (i personaggi principali, le "regole" dell'ambientazione, i luoghi salienti, ecc.), POI cominciare ad individuare le relazioni tra i precedenti "oggetti" e soltanto DOPO procedere con la scrittura vera e propria. E' abbastanza un lavoraccio ma, almeno per come sono fatto io, direi che e' indispensabile, altrimenti finisco in niente come le altre volte. :)

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  6. Ah si, devo dire che al capitolo due già lo spaghetti monster fa capolino... Dunque, da un lato, considerato che mi sto basando su una campagna di cui ho scritto la bibbia un paio di anni fa, parto su un terreno abbastanza solido, almeno per quanto riguarda il background (al limite il rischio è che, conoscendo bene l'ambientazione, la introduca in modo non sufficientemente graduale, facendo perdere il lettore tra nomi, ruoli e assunti soprannaturali non ben esplicitati). Sui personaggi e le relazioni invece mi sto facendo guidare parola per parola, seguendo un po' l'assunto di Stephen King per il quale la storia è lì e va solo disseppellita. Somma difficoltà sui personaggi: in fondo per me quello era il lavoro dei giocatori ;-)
    Mh, ci sono le basi per un dibattito interessante...

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  7. Ah beh, partire da un'ambientazione gia' molto ben definita e conosciuta aiuta tantissimo. Purtroppo io sono nella condizione opposta: ho qualche idea fondamentale che mi piacerebbe sviluppare ma l'ambientazione generale e' in costante aggiornamento. Quello che mi preme e' pero' essere davvero originale: non sopporto l'idea di finire per fare l'ennesimo romanzo fantasy basato sull'arcinemico cattivissimo e le fazioni/razze dei "buoni" che lo contrastano ben sapendo di essere destinate alla sconfitta (che poi, puntualmente, non avviene :). Senza dubbio caratterizzare bene i personaggi della storia e' forse una delle parti piu' difficili dello scrivere anche se, devo dire, a me personalmente e' una cosa che viene abbastanza facile. L'importante e' non stereotiparli troppo: un personaggio "reale" non agisce sempre in maniera prevedibile.
    Una domanda: ma tu hai deciso di scrivere in prima persona oppure in terza? A me questo dubbio mi ha tenuto in ballo parecchio ed alla fine sto optando per uno stile "misto" (alla Martin, per capirci).

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    1. In terza. Ogni tanto, certo, i personaggi "pensano" e quindi c'è un parziale cambio di prospettiva, ma ho preferito restare sul classico. Non ho abbastanza "mestiere" per discostarmi da una narrazione tradizionale, meglio stare sul sicuro...

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  8. "La verità è che ero stufo. Stufo di aver bisogno degli altri per creare qualcosa. Stufo di cercare uno sviluppatore per questo, un grafico per quello, un socio per quest'altro. Stufo di appellarmi, blandire, compromettere."

    Non posso che concordare appieno con le motivazioni.
    La frustrazione che può provocare l'entusiasmo non ricambiato è una delle sensazioni più distruttive che esistano. La morte della proegttualità, affogata nella banalità quotidiana.

    Non ti conosco di persona, e leggo saltuariamente questo tuo ottimo blog, ma vedo che condividiamo davvero una visione delle cose (non solo facete) quasi sempre sovrapponibile. Per cui non posso far altro che augurarti in bocca al lupo per il tuo progetto letterario!

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  9. Grazie mille ToM. Ridi è scherza ho quasi finito il capitolo tre. Vorrei trovare il tempo di un aggiornamento qui su LGQ.
    Tra l'altro mi sto convincendo che è più facile tirare a bordo qualcuno su un progetto quando tu personalmente hai già realizzato qualcosa di fatto e finito.

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