lunedì 4 marzo 2013

Pasticcio transmediale carpiato

Sono arrivato a circa settanta cartelle del mio racconto. Faccio sempre una grande fatica a trovare un po' di continuità, ma procedo, con la costanza del passista. Lo confesso, ogni pagina è un parto: non sono proprio il genere di scrittore che scrive di getto. In realtà non sono proprio nessun genere di scrittore, ma insomma ci provo.

Come forse qualcuno dei lettori di LGQ ricorderà, questo racconto-quasi-romanzo in cui mi sono imbarcato prende le mosse da una campagna che ho scritto un paio di anni fa e che non sono mai riuscito a giocare. Il mondo, le sue regole, le razze e le dinamiche politiche, in qualche modo erano già piuttosto ben definiti quando mi sono messo in marcia.
I personaggi no: in una campagna a GDR di solito è il compito dei giocatori.  Dopo essermi un po' lamentato di questa solitudine (caspita era un anno fa!), mi sono applicato - ho anche studiato - e qualcosa è venuto fuori.

Il punto è che scrivendo, l'idea stessa dello scopo del racconto si è evoluta.

Il Sacro Graal dello scrittore fantasy - la saga infinita!
Sono partito con la semplice voglia di buttare fuori quel po' di magma creativo inespresso che mi portavo dentro. Insomma avevo lì del materiale che mi era costato fatica, che prendeva polvere (metaforicamente) e mi era parso sensato utilizzarlo per qualcosa. 
Inoltre uscivo da un periodo in cui avevo disperatamente cercato di far decollare alcuni progetti collettivi, tutti senza successo, e l'idea di avere le redini di un processo creativo dall'inizio alla fine mi pareva un vero toccasana per il mio ego ferito.

Purtroppo non posso fare a meno di pensare in grande. Ho una specie di mania di grandezza infantile che mi porta a sognare, spesso al di là delle mie reali possibilità. Credetemi, è una vera iattura. E' come avere un pennello doppio zero e sognare di affrescarci la cappella sistina.

Comunque, in questi giorni mi è balenato di fronte agli occhi questo scenario: e se questo racconto fosse, invece che una semplice "storia", l'inizio di una saga? 
Si, lo so, molti aspiranti scrittori fantasy sognano di dare inizio a una saga di successo. Qui però il mio desiderio vira bruscamente dal solito percorso, per planare nel territorio del gioco di ruolo. 
Quello che mi piacerebbe veramente è dare inizio ad una saga insieme a migliaia di giocatori.
Insomma, raccontare di come tutto cominciò, e poi "affidare" il mondo ad altri, per creare qualcosa di nuovo e inedito e realizzare così in concreto tutte le mie elucubrazioni sui mondi transmediali.

Quando cado in questi stati di delirio, la mia fantasia corre veloce, così veloce che sorpassa il vaglio della mia mente razionale. Così ho preso un bel quadernetto di carta riciclata e ho buttato giù una possibile meccanica di gioco che permetta a chiunque di creare un personaggio, entrare nel mondo che ho plasmato e diventare parte, magari anche protagonista, di una grande narrazione collettiva.
Insomma, una specie di saga fantasy open source in cui chi gioca, oltre a divertirsi, arricchisce il racconto con le sue gesta.

Quest'idea ha innescato un ritorno di fiamma sul racconto, che ora ha lo scopo di narrare, nella sua fine, una specie di inizio.
Invece che dal caos all'ordine, dall'ordine al caos. 
Perché è nel caos che i giocatori troveranno l'ambiente ideale per dare inizio alle proprie gesta.

Se è vero che ogni racconto ha una sua fine naturale e ideale, sono curioso di vedere cosa salterà fuori dalle mie pagine.

Auguratemi buona fortuna, ne ho un gran bisogno.





4 commenti:

  1. Bella idea davvero! Tutti i racconti/romanzi sono spesso fine a se stessi, e la conclusione è un bel "THE END". Ma nessuno immagina che oltre quella fine ci sia altro. Se riesci nella tua impresa otterrai un bel romanzo che ispirerà persone a giocarci... una sorta di Romanzo GDR. :-) Bell'idea!... Complimenti!... :-D

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    1. Grazie AleDebby. L'idea è proprio quella effettivamente.
      Certo, in questo modo torna ad essere un progetto ambizioso, per il quale ho bisogno di tante persone. Però, possiamo sempre metterla così: male che vada avrò scritto un racconto. Qualcosa di completo, e che può esistere anche senza tutto il resto...

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