«Cosa succede quando gli spettatori si appropriano di pezzi di trama e cominciano a raccontarli a modo loro?»
Ho appena letto l'ottimo "Immersi nelle Storie" di Frank Rose.
Il sottotitolo recita "Il mestiere di raccontare nell'era di internet", ma rischia di apparire come un richiamo superificale.
Il libro passa in rassegna tutti i più interessanti casi in cui i media digitali sono stati utilizzati a supporto delle storie raccontate dai media tradizionali (tipicamente cinema e TV). Curiosi e insospettabili anche i casi in cui l'attività degli appassionati sulla rete ha decretato il successo di serie che erano state lanciate senza troppa convinzione dai network che le avevano prodotte.
L'autore è un ex giornalista di Wired, e scrive con precisione, competenza, chiarezza e ricchezza di dati e riscontri e lo fa in modo avvincente e brillante, portandoci dietro le quinte dei grandi studi americani.
Nel libro si parla di Lost, di The Office, di Mad Men, di Avatar, di Battlestar Galactica, del reboot di Tron, del Batman di Nolan e naturalmente di Guerre Stellari, ma anche di Pokemon, di Myst, di Halo e di Gears of War. Ci sono interviste a James Cameron e a Will Wright. Si parla delle nuove tecnologie al servizio dell'immersività, del ponte ologrammi dell'Enterprise e dei più recenti studi delle neuroscienze riguardo lo storytelling e i videogiochi.
Insomma, lo consiglio caldamente a tutti quelli che sono interessati al tema della narrazione nell'era digitale.
Se non vi fidate di me, ecco la recensione di Rolling Stones Magazine
Ho anche letto un altro libro "Transmedia, Storytelling e Comunicazione", stesso identico tema, dell'italiano Max Giovagnoli (che non conosco).
Ho trovato la scrittura barocca, autoreferenziale, piena di neologismi buttati lì per darsi un tono. Talvolta i casi passati in rassegna sono gli stessi del libro di Frank Rose, ma con la differenza che riescono a non raccontare nulla di interessante o che non fosse già ampiamente noto. Irritante, secondo il mio modesto punto di vista, soprattutto se impietosamente confrontato con il lavoro ben fatto, e di tutt'altro cabotaggio, di Rose. Sigh.
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